Moggio Reatino

Antichissimo borgo del comune di Rieti posizionato a 753 m. di altitudine a confine con la Provincia di Terni. Si presenta come una terrazza naturale sulla Piana Reatina e Ternana.
La storia
Si può dar credito a chi asserisce che fin dai giorni di San Francesco (morto nel 1226) esistesse un castello posto sul pizzo di monte sovrastante la borgatella di povera gente dedita alla pastorizia. Sembra abbastanza vicino alla verità che anche il castello di Moggio fosse intorno al 1100 possesso del Comune di Narni. Il rapporto tra il castello di Moggio e la Chiesa Narnese appare invece chiaro sin dal 1227. Nell'archivio Capitolare c'è una bolla di papa Gregorio IX diretta al Prevosto Berardo e ai canonici di S. Giovenale di Narni, con la quale si confermano e si elencano i beni presenti e quelli che sarebbero venuti in possesso, in cui si riporta il "Reddittum centum piscium, quen habetis in Castro Modii". Alla meta del XII secolo, al momento della massima espansione dei Normanni verso settentrione, per trovare protezioni potenti, i Nobili di Labro donarono a S. Giovanni in Laterano la quarta parte di Labro , di Moggio, di Morro di Apoleggia e di altri insediamenti fortificati oggi scomparsi, donazione che dette poi vita ad una lunga controversia tra Berardo di Labro ed il capitolo della Basilica Romana, che vide infine i Nobili tornare nel pieno possesso dei castelli oggetto della contestazione. Nel 1300 infine, Moggio fu inglobato nel contado reatino, grazie all’acquisto delle quote di cosignoria castrenze da parte del comune cittadino. Un monitorio del 1512 riporta che Giordano de Nobili signore di Moggio fu ascritto alla nobiltà romana in data 8 aprile e fu signore del castello di Moggio.

Il territorio
E’ particolarmente vario sotto il profilo orografico. Le cime più alte: Valle Tavola 1100 m., la Montagnola 1060 m. che da il nome alla omonima associazione culturale, costituiscono i contrafforti dei Monti Sabini sul fronte nord. Non mancano comunque in quota, ampi pianori lussureggianti, basta ricordare la bella zona dei Monti 936 m. raggiungibile percorrendo la strada Moggio-Prati. Costituisce una peculiarità della frazione la presenza di numerosi laghetti naturali venutisi a creare nel tempo, grazie al deflusso delle acque meteoriche. A quota 1016 troviamo il Pozzo S. Antonio situato al centro di una splendida vallata, ricoperta di alberi secolari, in cui pascolano mucche e cavalli allo stato brado. Sul versante nord/ovest a ridosso della provincia umbra troviamo Pozzo Cesi, che nel periodo maggio-giugno si presenta come un immenso giardino fiorito ricco di colori e profumi. Merita di essere visitato il Pozzo della Montagnola. Ci si arriva da Moggio dopo aver scalato due colli da cui si gode un panorama irresistibile. Non è un caso che la Montagnola viene definita da tutti come il belvedere! Questo contesto naturalistico di assoluta bellezza è solcato da una rete di sentieri che attraversano pregevoli boschi di latifoglie: castagno, quercia, acero, carpine ma anche piante sempreverdi come agrifoglio e ginepro. Merita di essere visitato il sentiero che ripercorre la vecchia traccia dell’acquedotto di Moggio. Lungo il percorso si possono ammirare due fontanili abbeveratoio (fonte Folletti e fonte Acqua del Passo) costruiti nel 1929. Sul confine con il comune di Contigliano e in corrispondenza della Tenuta le Chiuse di Reopasto si trova la sorgente che tramite una condotta lunga ben 4 Km rifornisce la piccola frazione. In questo mondo incontaminato colonizzano cinghiali, volpi, istrici scoiattoli, tra la vegetazione nidificano numerose varietà di uccelli.

Il centro storico
Il centro storico di Moggio Reatino : un gruppo di case straordinariamente raccolte e addossate alla parete rocciosa. All’interno, viuzze strettissime, un tempo percorribili tramite una serie di gradoni lastricati pregevolmente con ciottoli locali, oggi purtroppo, un dedalo disconnesso che merita di essere recuperato e valorizzato. L’ingresso principale è delineato dal grande arco in pietra, è raggiungibile attraversando prima la piazzetta principale del paese. Uno spazio accogliente, ritagliato tra la chiesetta parrocchiale e il costone di roccia. La chiesa parrocchiale dedicata a S. Eleuterio (patrono di Moggio) è stata costruita in due tempi. E’ del 1200 la parte edificata a ridosso della roccia mentre la navata laterale è stata eretta intorno al 1500. Peculiarità della costruzione, come fa rilevare l’artista Franco Bellardi, è la sproporzione esistente tra le dimensioni della chiesa e del campanile. Basta oltrepassare l’arco e l’attenzione é richiamata da un’indicazione in bella evidenza sul muro di una vecchia casa: “via Vitelleschi”, è una dedica alla nobile e potente famiglia di Labro un tempo proprietaria del castello di Moggio. Al centro, là dove via Vitelleschi si incontra con via Palombara c’è la sede dell’ associazione culturale “La Montagnola”. Un locale comunale che l’associazione ha ristrutturato a proprie spese. Sul muro dell’edificio è presente una piccola bacheca in legno che espone problemi, necessità ma anche iniziative, e verità nascoste.

Il castello
La struttura a pianta rettangolare racchiude una superficie di circa 2000 mq. Rimangono parti delle murature su tre lati: i due lati corti e il lato lungo, che guarda verso la "Montagnola" . Ben poco rimane delle mura perimetrali che un tempo dominavano il centro abitato. Da qui sono invece visibili le ampie fondazioni, che si appoggiano sulle prominenze rocciose della montagna. Non è difficile pensare che un tempo questa fortezza costituisse un baluardo inespugnabile, sicuro rifugio per tutta la popolazione del piccolo borgo. Oggi è facilmente raggiungibile percorrendo un ampio sentiero, delimitato da alberi, che creano un gioco di luci e di ombre, particolarmente suggestivo. Il fascino dell'atmosfera antica è presente ovunque, ogni pietra sembra avere la sua storia. Basta percorrere appena cento metri, ed ecco apparire la possente torre cilindrica che sembra voglia sfidare il tempo e il disinteresse degli uomini. Sulla sommità, e ai lati, alcune feritoie lunghe e strette, con stipiti in pietra, un tempo, utilizzate per scrutare in condizioni di sicurezza, il territorio circostante. All'interno del castello vegetano molte piante tipiche di montagna, inoltre, è possibile ammirare una pineta pregevole, anche se incolta, frutto di un intervento di rimboschimento del Corpo Forestale dello Stato. Per molti anni questa struttura venne utilizzata come camposanto. Dopo le disposizioni napoleoniche (1805) le salme venivano deposte in cameroni comuni all'interno del castello diroccato. Successivamente le salme vennero trasportate nell'ossario della chiesetta dell'attuale camposanto costruito dal Comune di Rieti nel 1905. Le immense tombe, sono evidenti ancora oggi (malgrado l'opera maldestra di riempimento). Finalmente nel settembre del 2005 il Comune di Rieti con un finanziamento di 103.000 euro (sostenuto al 50% dalla Regione Lazio) appalta il primo intervento di consolidamento e recupero della torre del castello. Lo spazio racchiuso dalle antiche mura si presta mirabilmente alla realizzazione di un bellissimo parco in cui svolgere attività culturali, didattiche e sociali, che possono valorizzare e ridare respiro a questa frazione, altrimenti destinata ad una lenta ed inesorabile rovina.

Testi a cura dell'Associzione Culturale La Montagnola